“La terapia biosistemica può essere avvicinata all’attività di un sarto che cerca di ricostruire la “trama”, partendo dal ripristino dell’unità emozionale (sensazioni, pensieri, azioni).” (J. Liss, L’ascolto Profondo)
La psicoterapia è un processo di cambiamento individuale, di crescita e di maturazione, possibile all’interno di una relazione terapeutica, ovvero una relazione di fiducia tra paziente e terapeuta.
E’ un processo di comprensione di sé: dei propri schemi di pensiero, degli occhiali con cui si osserva il mondo, delle modalità di reazione a determinati stimoli ambientali, e soprattutto della consapevolezza dei propri sistemi emotivi profondi.
La biosistemica è un modello teorico operativo che considera l’espressione, sia verbale che corporea delle emozioni, elemento centrale del benessere psicologico. Bio fa riferimento alla dimensione biologica e neurofisiologica, ovvero corporea delle emozioni; Sistemica è in riferimento all’individuo concepito all’interno di un sistema costituito da sottosistemi interrelati fra loro.
Da un punto di vista sistemico le emozioni emergono dall’interconnessione di tre dimensioni concettuali o istanze psichiche: “Mente ”, “Corpo” e “Altro ” (Stupiggia, 2014). Le tre istanze creano uno schema in cui è impossibile stabilire il principio e la fine, la causa e l’effetto, il prima e il dopo; inoltre ciascuna dimensione ha confini estremamente permeabili, quando si parla di emozioni si potrà partire da una qualunque delle tre istanze ma si finirà sempre con il prendere in considerazione anche le altre due.
La psicoterapia biosistemica è un processo profondo, che richiede costanza. Il paziente che giunge al termine di questo percorso è una persona che “ha imparato ad apprezzare la realtà e ha sviluppato un atteggiamento creativo verso i problemi che incontrerà ” (Alexander Lowen)